Venerdì della collera in Siria, ancora vittime

Foto: Ap/LaPresse

Sarebbe di trentacinque persone uccise, di cui due bambini, più numerose altre ferite, stando a quanto riportato da attivisti dei diritti umani, il bilancio della giornata di scontri oggi a Daraa, città del sud della Siria, dove le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco contro i manifestanti.
In migliaia si erano riversati in strada per il “venerdì della collera”, nonostante il governo avesse avvertito di non partecipare alle manifestazioni contro il regime di Bashar al Assad, proteste che durano ormai da settimane. I manifestanti sono scesi in piazza nella capitale Damasco, nella città di Banias, e nelle regioni curde dell’est; sarebbe stata, appunto, la città di Daraa a registrare il prezzo più alto, con 35 morti e 38 feriti. Secondo fonti di un’organizzazione umanitaria, in questa città, negli ultimi quattro giorni, ci sarebbero stati oltre cento morti, fra i quali anche donne e bambini. Un abitante di Daraa avrebbe raccontato: “Si sentono sempre spari in città, la gente viene uccisa dai cecchini appena esce di casa”.
Sempre a Daraa, sarebbero stati uccisi quattro soldati, come ha spiegato un portavoce dell’esercito, che ha dichiarato: “Un gruppo terroristico armato ha attaccato una postazione militare all’alba”, provocando “l’uccisione di quattro soldati e il rapimento di altri due”. Stando ad alcuni testimoni, però, i soldati “sono stati uccisi perchè volevano difendere la popolazione”.

Anche a Homs, città a nord di Damasco, sarebbero andate in piazza diverse migliaia di persone, si dice addirittura diecimila, per chiedere la fine del regime, intonando slogan di protesta; gli agenti avrebbero ucciso nove persone,mentre tre agenti di polizia sarebbero stati uccisi da colpi sparati da “gruppi terroristici”.
Numerose unità dell’esercito siriano sarebbero state dispiegate al confine con la Giordania, poichè, già nei giorni scorsi, il governo siriano aveva deciso di chiudere questa frontiera. Le popolazioni che si trovano vicine al confine starebbero cercando di lasciare la Siria, alcuni spingendosi verso la provincia turca di Hatay, altri verso il nord del Libano.
Il Consiglio dei diritti dell’uomo dell’ONU ha oggi votato una risoluzione, presentata dagli Usa, per inviare una commissione d’inchiesta in Siria sulla repressione del regime di Bashar el-Assad. Il presidente americano Obama ha adottato nuove e più rigide sanzioni verso la Siria per la violazione dei diritti umani, sanzioni che comprenderebbero il congelamento dei beni del governo e delle aziende siriane.
I Fratelli Musulmani, che nel Paese costituiscono il principale gruppo di opposizione, hanno accusato di “genocidio” il regime, parlando di oltre 500 morti dall’ inizio delle proteste. Per il ministero dell’Informazione, invece, più di 50 fra agenti e soldati sarebbero stati uccisi da “terroristi”.

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