Primarie Usa: Mississipi? Yes we did, disse Obama


obama hillary


Ormai parlare dell’ascesa di quest’uomo sta diventando quasi banale. Vince di nuovo, tanto, per cambiare, Barack Obama. Il senatore afroamericano delle meraviglie.


From the deepest south. Si chiama Mississippi lo stato dal nome evocativo ed immaginifico dove Barack Obama vince di nuovo. Perchè qui il voto degli afroamericani fa la differenza tra i democratici. Anche la tappa precedente delle primarie era stata un successo per Barack: in Wyoming, nel weekend. Ancora delegati per lui, dunque.


Siamo ai numeri: Obama ha raccolto il 61 per cento dei voti, mentre la sua rivale, alla faccia delle lacrime e della rimonta promessa, si porta a casa solo il 37 per cento di Hillary. In termini di delegati, bene tanto prezioso in Iu Es di questi tempi, in palio ce ne erano 33. Il che significa che Obama ha ulteriormente aumentato il suo distacco dalla povera Hillary. Nulla di incolmabile, sia chiaro.

Prossimo appuntamento della soap? Si chiama Pennsylvania, e corrisponde ad un bottino succulento: 158 delegati in palio il prossimo 22 aprile. C’è, quindi, ancora un mese di distanza, e certo, nel mentre, i nostri ci allieteranno con la loro campagna elettorale senza soluzione di continuità. E la domanda sorge spontanea: ma sono veri? Reali? Come fanno a non essere, tutti, sull’orlo di una crisi di nervi?


E invece no, qui c’è positivismo puro. Da Obama, in verità, comprensibile:

Stiamo dimostrando che c’è un grande bisogno di cambiamento in questo paese

Tiè. E non fosse ancora sufficientemente chiaro, non ha mancato di ribadire e sottolineare che la faccenda del ticket presidenziale Barack-Hillary è una faccenda complessa, della quale è decisamente prematuro discorrere. Insomma, ci crede ancora. E ribadisce che

il partito alla convention si unirà dietro il candidato che sfiderà i repubblicani


Mississipi blues. Lo Stato marchiato a fuoco dal passato segregazionista ha parlato, in base ad una precisa impronta razziale appunto. Il 36% della popolazione, qui, è costituito da afroamericani. E il 90% di loro avrebbe votato proprio per il bel Senatore. Mentre solo un terzo dei bianchi, qui, ha votato per lui.


Barack, comunque, a questo punto ha colmato il distacco del martedì elettorale della settimana scorsa. Proprio quando, cioè, la ex first lady aveva ricominciato a cantare vittoria, dopo il successo di Texas, Ohio e Rhode Island, lasciando il rivale (quasi) a bocca asciutta – col solo Vermont. Risultati che, più che numerici, per Hillary avevano portato soprattutto un ritorno psicologico e di immagine. Dopo essere stata stracciata – eufemismo – in ottica globale di 12 vittorie consecutive barackiane, si era ritirata su il morale. Morale, ora, nuovamente arrestato.


Il singolar tenzone, comunque, è ancora del tutto un punto interrogativo. Hillary poi nella prossima tappa, la Pennsylvania, ci spera non poco. E nel frattempo, non mancano le polemiche.


L’italo americana Geraldine Ferraro, ex deputata e collaboratrice strettissima di Hillary, infelicemente si è espressa ad alta voce con un un gruppo di democratici:

Se Obama fosse un bianco, non si troverebbe in questa posizione, e non vi sarebbe se fosse una donna. E’ davvero fortunato a essere ciò che è. E il Paese si lascia intrigare da un’idea del genere

Solita rosicata alla Hillary. Pesante.


E poi c’è un’altra gatta da pelare: la situazione dei voti vinti da Hillary Clinton per la votazione della Florida e del Michigan, negati dal Direttivo del Partito democratico e che sta per risolversi. I dirigenti dei due Stati hanno sottoposto al DNP la proposta di votazione a mezzo posta, riducendo cosi’, la progettata spesa di 30 milioni ad appena 7 milioni. Le votazioni dovrebbero avere luogo a giugno. E potrebbero essere decisive.

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