Roma, il Pdl corre da solo

Ci ho probabilmente perso un aperitivo. Ma meglio così. (più o meno)
Il Popolo della Libertà corre da solo. No, non è un errore storico. Non ho messo una l di troppo. E’ la verità. Corre proprio da solo. Qui a Roma. Dove la Lega non c’è. In vista del ballottaggio nella Capitale, e della sfida finale che vedrà Gianni Alemanno confrontarsi con il candidato del Pd Francesco Rutelli. L’ex vice premier.
E Alemanno, insomma, disse:

Dopo aver riflettuto abbiamo deciso di andare da soli, per il ballottaggio non faremo accordi

Parola di Alemanno, nel corso di una conferenza stampa.

Niente barcone con l’Udc, dunque. Strano, io su Casini ci avrei scommesso (in realtà, ci ho scommesso). Andare con il vincitore è pratica politica. Soprattutto alla Pier Ferdi. Probabile che abbia sufficienti assicurazioni del fatto che l’ex miessino nun gliela farà.

Liveblogging e Web TV. La politica alla resa dei conti

L’informazione sta cambiando? Chissà. A occhio e croce verrebbe da dare risposta affermativa. Il senso tradizionale dei mass media è stato infranto? Ancora un sì. L’opinione pubblica se n’è accorta? Qui, il sì è meno netto. Una parte, decisamente. La politica, se n’è accorta? Ancora meno netto. Alcuni. Ma soprattutto: altri non vogliono. Comincia così, Enzo Di Frenna, giornalista di lunga data e fondatore di Netdipendenza Onlus.

Se proprio dobbiamo guardare la tv, allora che sia di qualita’. Personalmente, come spesso ripeto dal mio blog, la tv italiana e’ infetta e diseducativa. Io non la guardo. E’ scarsa di contenuti di valore. E’ una tv imposta dall’alto. Ma le cose possono cambiare: io mi batto per una ecologia dell’informazione, soprattutto per i tanti giovani di questo Paese. Ed anche per le mamme e i papa’ che desiderano un mondo migliore per i propri figli e non si rispecchiano nella cattiva tv italiana, che veicola modelli molto discutibili. Posso assicurarvi, siamo davvero in tanti a non poterne piu’ di questa pessima tv italiana

La tv sta cambiando. La tv è morta, viva la tv.

Veltroni e la sconfitta

A Sinistra non parlano di sconfitta. Boselli ha parlato di

cedimento strutturale della sinistra italiana

Dando poi la colpa dei risultato socialista a Veltroni.

E’ che negli ambienti, la parola sconfitta è un tantinello dura da pronunciare. Massimo Giannini, su la Repubblica, il 18-04-2008 ha intervistato Uolter.

Segretario, in questo amaro day-after elettorale c´è una parola chiave che lei non ha ancora pronunciato

Sindacati: afterhours & afterMarx. Montezemolo affonda

Verranno giorni duri. Verranno momenti e operazioni dure. Per tutti. Anche per i sindacati. Perchè, dopo l’esplosione del caso Alitalia e soprattutto il loro ruolo all’interno della stessa, i sindacati sono esplicitamente sotto accusa. Sono entrati nell’agenda delle critiche, quella dell’opinione pubblica, che purtroppo può toccare livelli assai superficiali.
Giulio Tremonti disse:

From Marx to market

Parlava di cambiamenti, di globalizzazione, di rivoluzioni lunghe e silenziose – e dalla direzione non condivisa. Perchè qualcosa è cambiato. E ieri Montezemolo l’ha messo nero su bianco.

Gli operai sono più vicini a noi che ai sindacati

Parola di Luca Cordero di Montezemolo, mentre dice (sono mesi che questo rito è in corso, ma certo è storico) addio alla presidenza della Confindustria.

Primarie USA: L’amore ai tempi delle…elezioni

Nella mia ancora giovane vita, non ho mai avuto modo di vivere da protagonista una campagna elettorale. Questo desiderio rimarrà tale finche, un giorno, non deciderò di scendere attivamente in politica, cosa che mi piacerebbe fare in futuro e chissà che poi un giorno non ci vedremo tutti quanti in parlamento.

Non era di certo un picchetto elettorale quello che volevo proporvi. Provate voi ad immedesimarvi in un qualsiasi candidato alle primarie USA. Migliaia di chilometri ogni giorno da percorrere, avendo sempre la propria famiglia accanto anche nei momenti difficili. Ma come potete immaginare i candidati non si spostano da soli, ma insieme a tutto il loro team.

Ogni gruppo di lavoro è composto da elementi chiave. Ogni componente di questa squadra è adibito ad un particolare ruolo del quale poi è direttamente responsabile e, in caso di insoddisfazione da parte del candidato, può anche vedere compromessa la propria posizione.

Primarie USA: Philadelphia voti Obama

La libertà di pensiero e di parola penso sia, almeno a mio modo di vedere, l’indice più importante di civilizzazione di un paese. Questo perchè uno stato che non ha paura di fare dire ai suoi cittadini tutto ciò che desiderano è uno stato profondamente maturo. Si noti bene che ho detto pensiero e parola non cavolate di qualsiasi specie. E per avere la maturità di un paese bisogna che prima di tutto siano maturi i suoi cittadini.

E in questo spirito di maturità a stelle e strisce ecco che il Philadelphia News, giusto in prossimità delle nuove primarie democratiche che si terranno martedì, decide di titolare il suo giornale con quattro parole che lasciano veramente ben poco all’immaginazione:

Vote For Barack Obama

Credo che la traduzione possa dirsi scontata. Come si può ben capire il quotidiano di Philadelphia invita i suoi lettori a votare per il candidato “coloured” dei democratici.

Buenos Aires burning

Buenos Aires is burning. La città è letteralmente paralizzata, ormai da ore.
Buenos Aires è paralizzata a causa di un’enorme, gigantesca, minacciosa nube nera. La nube ha invaso la città e ha letteralmente paralizzato ogni attività. Bloccato il trasporto aereo, i treni e la circolazione stradale. La metropoli argentina non può muoversi. Perchè?
Buenos Aires is burning perchè il fumo, risultato di enormi incendi, la sta sovrastando. Gli incendi sono stati appiccati per protesta contro il governo nei pascoli dagli allevatori.

Chi ha paura di Beppe Grillo?

Due anni di fatiche. E un prodotto finale, un gioiellino. Il V-Day del 25 aprile a Torino, è, praticamente arrivato. Ed ecco che esce, per le edizioni Selene, il primo libro-saggio crossmediale su quello che è stato un comico genovese, e che ora è il fenomeno – politico, parapolitico – per alcuni inquietante, per altri esaltante.
Il libro porta la firma di Federica De Maria, Edoardo Fleischner ed Emilio Targia. I tre sono stati alle calcagna del Grillo per più di due anni. Storia di una blogstar e di come è andata.
Chi è Beppe Grillo?

Io voglio fare il comico! Io non posso essere quello che venite a sentire, la Bocca della Verità, non ce la faccio, non è nei miei toni, non è nella mia personalità!

Roma al ballottaggio. Rischio capitale sulla scia del nazionale?

Primo chiarimento. Francesco Rutelli ha la rara caratteristica di urtare. Urta negli atteggiamenti, urta per il tono di voce, urta per il bigottismo latitante. Urta nella pacatezza, nella sicurezza ostentata, nel faccino pulito, nel decantare i clamori. La moglie, Barbara Palombelli.
Molte cose ha fatto, Francesco Rutelli, mentre era Ministro dei Beni Culturali. Come, ad esempio, far fallire (o non riuscire a far riprendere, perchè la colpa, come sempre nei lunghi processi, non è di una singola unità o di un singolo colore), per la modica cifra di 45 milioni di euro, il portale italia.it.
Comunque, insomma, la faccenda è lontana nel tempo, e ben altre beghe avanzano. Rutelli, nella sua riconquista della Capitale, dopo che Uolter si è dato alla lotta a Berlusconi, è fermo al 45 per cento. Alemanno al 40 per cento. Insomma, gli tocca il ballottaggio. A lui, che pensava di portare a casa il bottino a primo colpo.

Prodi: io non c’entro

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In questi ultimi due anni gliene abbiamo dette di tutti i colori. Non che nei precedenti dieci ci fossimo risparmiati, però dalla sua ultima ascesa a Palazzo Chigi l’Italia con quest’uomo è stata a tratti crudele. Tra un Mortadella e un Prodino, gli italiani si sono potuti sbizzarrire al tiro al piccione senza che mai nessuno prendesse sue difese.
Capisco la responsabilità che sta in capo a chi governa, ma davvero si è esagerato. E Prodi ha detto basta.
All’indomani della disfatta elettorale – ma la lettera a Veltroni risale a domenica, prima che si conoscesse l’esito e l’entità della sconfitta – l’ex premier passa la mano. I maligni hanno commentato che lo avrebbe dovuto fare prima.

Ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd

La nuova leva. La crescita del PD. Alla luce del risultato elettorale direi anche un ripensamento. Sì perchè la sensazione è che se cambiamento repentino c’è stato all’interno del parlamento – con il brusco assestamento a 4/5 partiti rappresentati – come minimo ancora non è stato completato. Sembra quasi che il rompete le righe in cui si era dissolto il bipolarismo “rametto o bandierina” avesse il solo scopo di fare capire ai nanetti che è impossibile per loro andare da soli.

Berlusconi-Bossi, come andrà a finire?

bossi berlusconi

Ci saranno misure impopolari

Che, insomma, si pone sulla falsariga dell’altrettanto simpatico Verranno tempi duri. Non gli si potrà certo dire che non ci aveva avvisato… Silvio Berlusconi, al termine del vertice con i leader di Pdl, Lega e Mpa a Palazzo Grazioli parlò così.

Silvio è forte. Molto forte. Ha una maggioranza schiacciante, su ambo i Rami del Parlamento. I nuovi miracoli li può tenere lì, come una promessa non necessariamente da mantenere. E di nuovo si potrà ricordare che, anche in campagna elettorale, lui l’aveva detto.

riforme necessarie che avranno anche contenuti di impopolarità

Quindi zacchete sui

privilegi e dalle spese nella pubblica amministrazione

E la Lega. La Lega e la sua grande forza, donatale dal popolo sovrano.

Primarie USA: Clinton – Obama è “No Holds Barred”

La politica non è l’unico argomento che seguo nella mia vita, ma come potete ben capire, osservando la mia costante presenza sul lato “Primarie made in USA”, sono un ragazzo particolarmente appassionato del mondo d’oltre oceano e, come si può ben comprendere, non solo della politica e della cultura, ma ovviamente anche dello sport.

Lo sport a stelle e strisce è ai miei occhi, qualcosa di fenomenale. Non è facile descriverlo. Un evento sportivo non porta con se la mera competizione agonistica, ma anche tutta una mentalità che vi sta alle spalle che coinvolge lo spettatore dall’inizio alla fine. Secondo me lo sport americano o si ama o si odia.

Ora vi faccio un esempio molto semplice, che vuole essere sia una proposta che allo stesso tempo una mia provocazione. Torniamo indietro di qualche giorno quando ancora non sapevamo che il buon “fantino” avrebbe vinto le elezioni, decidiamo di ritornare a sabato sera, ore 20.30, magari a Torino, dove nello scenario dell’Olimpico si svolgeva Juventus – Milan. E come apri-serata un bel faccia a faccia elettorale tra uno juventino e un milanista, diciamo due persone che erano in viaggio particolarmente in quei giorni, lo juventino “piddino” Veltroni e il milanista per eccellenza, Silvio “The Winner” Berlusconi.

E il Messia (Berlusconi) disse: Verranno tempi duri

Pensare che l’attacco del video è meglio dei Radiohead nel loro periodo migliore. Avevo visto una vignetta, in questi giorni. Di Altan.

Berlusconi dice che verranno tempi duri

Risposta

E se lo dice lui…

Verranno tempi duri, ci ripete anche oggi. Sono già tempi duri. E il Messia mette le mani avanti.

Lavorare stanca

Un’indicazione nuova, data dalla giurisprudenza. Che qualcosa stia cambiando? Una bella sentenza della Corte di Cassazione. Quando ci vuole ci vuole.
I lavoratori dei call center che prestano servizio nella struttura di una società hanno diritto ad un contratto di lavoro subordinato. I suddetti lavoratori, infatti – spiega la Cassazione – poichè utilizzano attrezzature e materiale aziendale, non possono essere considerati, dal datore di lavoro, lavoratori autonomi. Proprio no.
Questo il verdetto della Corte di Cassazione, dunque, con la sentenza 9812 della sezione lavoro.