Obama, Hillary, Hillary, Obama. M’ama non m’ama. Nel segno della profezia nera


Clinton Obama


La soap delle presidenziali continua. All’ultima sfida, e soprattutto sovrastata in modo ormai imbarazzante dalla forza comunicativa, di proposta, di spessore, e perchè no di diversità e giacchè anche un pizzico di maschia virilità dell’incubo delle notti della senatrice: Barack Obama.


La povera Hillary è stata schiacciata dal rivale della stessa casa madre in altri 4 Stati. Louisiana, Nebraska e Stato di Washington sabato, e domenica, ciliegina sulla torta, il Maine, 24 soli delegati in palio, ma un’altra tessera nel puzzle democratico che è più di un sassolino nella scarpetta di Hilary.


Obama, nel Maine, ha portato a casa il 62% dei consensi, mentre la Signora Clinton solo il 38. Poco meno del doppio. Numeri del genere stanno estremamente scottando all’ex First Lady. Sostanzialmente, così tanto certo non se lo aspettava.

Hillary ha preso immediatamente provvedimenti. Di polso: la testa del capo della campagna elettorale è caduta insieme alla vittoria di Obama. Certo, il problema, probabilmente, non è tutto qui, ma anche il columnist del New York Times, Frank Rich, ha concordato, a occhio e croce, con il provvedimento, definendo la performance del malcapitato una catastrofe. Senza troppi eufemismi.


C’è da fare, c’è molto da fare. Virginia, Maryland e District of Columbia sono il prossimo futuro. E potrebbero costituire un’altra pesante sconfitta per la rivale Hillary. Il vero appuntamento rimane quello del 4 marzo: Texas e Ohio, due Stati molto grandi.


E’ la sconfitta di Washington, soprattutto, che Hillary probabilmente non si spiega. Si tratta, infatti, di uno degli Stati più liberal e tecnologici degli Stati Uniti d’America. Che forse proprio per questo, per l’irresistibile spinta al nuovo, ha dato il 68% dei suoi voti a Obama. E alla Clinton uno sparuto 31%.


Su Barack, però, pesano le pesanti, preoccupanti, angoscianti parole della scrittrice Doris Lessing. Il senatore afroamericano dell’Illinois Barack Obama sarebbe certamente assassinato qualora fosse eletto alla presidenza degli Stati Uniti. Questo quanto percepito dal premio Nobel per la letteratura 2007, Doris Lessing. In un’intervista al quotidiano svedese Dagens Nyheter. Certamente non durerebbe a lungo, una persona di colore nel ruolo di presidente. Lo assasinerebbero. Ma la cosa migliore sarebbe se decidessero di candidarsi insieme. Hillary è una donna molto sveglia. Sarebbe una situazione più serena se a vincere fosse lei, e non Obama. Una sensazione a pelle del futuro e del destino di quest’uomo che forse davvero spingerà per il cambiamento. Ma che possa non fare una bella fine, è venuto in mente a molti.


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