Iran, 99 frustate a Sakineh. Il figlio: “Mi appello a Papa Benedetto XVI”

Salvate mia madre“. L’appello di Sajjad Ghaderzadeh, 22enne figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla pena capitale per adulterio, somiglia a un grido di disperazione nonostante il ragazzo cerchi di fare tesoro di ogni barlume di lucidità.

La vita della madre è aggrappata a un filo di speranza rappresentato dall’incessante azione della società civile e delle Istituzioni del resto del mondo ma, stando alle ultime novità raccontate proprio da Sajjad, il Governo dell’Iran sembra continuare a essere sordo nei confronti di qualunque richiesta.

La nuova condanna a 99 frustate è già stata eseguita. Dopo la pubblicazione sul Times di Londra della foto di una donna senza velo erroneamente attribuita a lei, mia madre è stata condannata da un giudice speciale di Tabriz, città dov’è detenuta, a 99 frustate. Secondo le nostre fonti, la sentenza è stata eseguita, mia madre è stata frustata pochi giorni fa“: sembra di leggere classici del Medioevo, in realtà è l’atroce stato delle cose.

Il racconto di Sajjad, intanto, viene confermato dall’avvocato di Sakineh, Javid Houtan Kian: “Secondo la testimonianza di due detenute scarcerate venerdì dalla prigione di Tabriz, Sakineh ha subito in carcere un processo per direttissima in cui è stata riconosciuta colpevole di corruzione morale per aver autorizzato la pubblicazione di una sua foto senza velo: per questo, è stata frustata per 99 volte“.

Da qui alla lapidazione, il passaggio potrebbe essere immediato, celato, conseguenziale: si vive nella paura che – ora, oggi, dopo, domani, in qualunque istante – Sakineh possa essere uccisa senza preavviso. Il tentativo estremo di Sajjad Ghaderzadeh è quello di fare leva sul Pontefice, Benedetto XVI, a cui il ragazzo si rivolge direttamente parlando ad Aki-Adnkronos International:

Mi appello agli italiani ma in particolar modo al Pontefice. Esorto il capo della Chiesa, Papa Benedetto XVI, a intervenire per salvare la vita di mia madre, per fermare le atrocità ingiustificate a cui è sottoposta“.

La replica della Santa Sede è affidata al direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi: “La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, è nota. Quando la Santa Sede è richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come avvenuto in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici“.

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