Generazione Youtube

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Web 2.0, prove tecniche di trasmissione.


Si è aperto da qualche tempo nella cosiddetta blogosfera il dibattito sull’uso di sè su internet. No, non è uno scioglilingua. Intendo l’uso più o meno consapevole che la generazione che sta crescendo nel villaggio globale fa della propria immagine in rete.


Il la è stato dato proprio da alcuni blogger, poi ripresi da Alessandro Gilioli de l’Espresso sul suo piovonorane, che sostengono la sofisticazione operata dai media chiamiamoli tradizionali del filmato che ritrae il giovane investitore delle due turiste irlandesi di qualche giorno fa a Roma, circolante su Youtube.


Di folli acrobazie a ben vedere non ce n’è traccia, anche se di certo proprio sobrio non sembrava neanche lì.


Eppure alla condanna a cui Vernarelli andrà incontro si aggiunge il marchio indelebile del pirata della strada di professione, quello che faceva il pazzo in auto su Youtube. Non è poco. Altro illuminante esempio della potenza occulta del web è offerto da delitto di Perugia, in cui vittima e presunti carnefici vengono pesati dal mainstream sulla base dei profili di Facebook.


La Tv poi, si sa, non fa prigionieri, e se anche una non notizia – ma carina – gira per il web, il gioco è fatto. Da quando a Studio Aperto hanno messo l’adsl i giornalisti hanno svoltato. Esiste addirittura un programma Tv che manda in onda spezzoni di video che gli spettatori inviano al sito web, in cui si esibiscono con risultati più o meno apprezzabili. Il web come Cavallo di Troia per uscire dall’anonimato ed entrare nello sciobiz. Però.


Però le goliardiche performance di un vivace adolescente di oggi rappresentano solenni promesse di sputtanamento per il domani, per dirne una. E come la mettiamo con i diritti d’autore? Tra i blogger comincia a circolare l’idea del testamento webbiologico, ossia la possibilità di decidere cosa ed in che modo sia possibile usare tra il materiale circolante sul web dopo la propria morte. Sagace.


Sul tema, in giro, questo e altro.


Cominciano dunque ad affiorare, man mano che la si scopre, le potenzialità ma anche la complessità della rete intesa non più come semplice seppur innovativo contenitore, ma come strumento di scambio di informazioni tra gli utenti.


Lo chiamano Web 2.0

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