Gaza, la situazione è tragica: gli appelli di OMS e delle associazioni umanitarie

Una vera e propria emergenza umanitaria. A Gaza la situazione è veramente disperata, con migliaia e migliaia di palestinesi che rimangono bloccati in una sorta di prigione a cielo aperto per via soprattutto della decisione egiziana di chiudere il transito di Rafah.

Geograficamente esattamente nel mezzo tra il Sinai e Gaza, il valico di Rafah sta diventando un enorme problema. Infatti, è il solo punto di accesso per i palestinesi, oltre due milioni, verso il resto del continente arabo. Ad Erez la situazione è ancora più rigida, visto che sono pochissimi (e dopo lunghe procedure di attesa) coloro che hanno la fortuna di ottenere un permesso israeliano per proseguire oltre.

Come al solito, a subire le atroci conseguenze di scelte politiche univoche o autoritarie sono sempre gli innocenti. Due milioni di civili che sono rimasti intrappolati in questi lembi di terra. L’Egitto ha chiuso il valico di Rafah per via dell’assenza di un sufficiente livello di sicurezza per i palestinesi che si sarebbero messi in viaggio verso Il Cairo. Sembra che dietro ci sia in realtà anche un problema economico di “pagamento di tariffe molto alte”.

L’appello che viene lanciato da tutte le organizzazioni umanitarie, compresa l’OMS, non ammette ritardi o complicazioni. C’è da intervenire con un programma immediato di donazioni: 1715 palestinesi stanno per morire per colpa delle critiche condizioni in cui versa il sistema sanitario del Paese. Manca energia elettrica, mancano gli spazi, mancano i soldi che spettano ai circa 6000 operatori sanitari che da numerosi mesi non ricevono nemmeno la metà dello stipendio che spetterebbe loro.

E le potenze che fanno? Al termine del 2017 si era scaldata la discussione per via degli spostamenti di ambasciate, decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che da Tel Aviv l’ha portata a Gerusalemme. E l’avallo che era arrivato da Putin, visto che nello stesso giorno il Presidente russo decise di ritirare le truppe in Siria.