Fini: “Il Federalismo non è la Padania, si cambi la legge elettorale”

Gianfranco Fini e il Federalismo: un binomio distaccato e mai sfociato in qualcosa di più. Non perchè il Presidente della Camera disdegni l’eventualità di introdurre anche in Italia un sistema federale quanto piuttosto per l’evidente divergenza di vedute tra il personalissimo modo di concepirne la realizzazione della terza carica istituzionale e quello di chi (Umberto Bossi e la Lega Nord) è stato scomodo alleato fino a qualche settimana fa (lo è ancora, ma sempre meno).

In occasione dell’incontro con i consiglieri regionali della Valle d’Aosta avvenuto nella più piccola regione italiana, Fini ha dichiarato: “Alla base della richiesta, da parte dei cittadini, di rafforzare il processo di forte decentramento territoriale non vi è un nostalgico guardare indietro alle piccole patrie preunitarie e nemmeno il fascino per una inesistente identità padana. Il federalismo non può essere concepito come uno slogan o come una sorta di manifesto privo di pesi e contrappesi. Sotto questo profilo è necessario configurare, organizzare e far funzionare il nostro sistema di governance multilivello in modo che diventi un fattore di crescità, di sviluppo sostenibile, di coesione sociale e di competitività del Paese“.

Le mani avanti – che sanno di monito – arrivano in fretta. “Se la scelta del federalismo è irrinunciabile, rimane da affrontare la questione che attiene alla necessità di individuare lo specifico modello di Stato federale. E finora non siamo stati in grado di farlo in modo adeguato“.

Chi ha orecchie per intendere – vien da dire pensando al Carroccio ma pure a Silvio Berlusconi, che avrà l’arduo compito di tradurre in sintesi il processo federeale chiesto dalla Lega Nord – lo faccia. Altro spunto di intervento, per Fini, è stato quello che rimanda alla legge elettorale, anche qui idee chiare: “L’attuale legge elettorale per il parlamento è diversa da quella degli altri livelli territoriali nel rispetto di un valore: quello della sovranità. Ora, la domanda da farsi è: la sovranità popolare comporta anche per gli elettori  il diritto di scegliersi il deputato o il senatore? Siccome non riesco a rispondere no e quindi sì, bisogna cambiare la legge elettorale. Quale che sia la soluzione, nella stagione del confronto, in questo modo si avvicina l’elettorato all’eletto“.

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