Ddl Cirinnà, come si potrebbe arrivare all’approvazione della legge

Il ddl Cirinnà, anche “legge sulle unioni civili” sta mettendo parzialmente in crisi il PD che sfruttando l’alibi del M5S, ha pensato bene di stralciare dal ddl tutti gli articoli più controversi, paventando addirittura il canguro e parlando di fiducia. 

Il Post che ha spiegato tutte le posizioni e gli emendamenti posti alla legge sulle unioni civili ha indicato anche quello che potrebbe succedere nelle votazioni odierne. Il percorso inizierà al Senato dove si dovrebbe iniziare la discussione con l’inammissibilità degli emendamenti canguro. Tra domani o al massimo all’inizio della prossima settimana, si potrebbe allora arrivare alla fiducia che – qualora si ripetano le dinamiche delle precedenti votazioni – non dovrebbe essere un problema.

Il Partito Democratico ha 112 senatori, NCD 32. Per arrivare ai 161 voti necessari mancherebbero 17 voti che potrebbero arrivare dal gruppo misto (14 dei 26 senatori che compongono il gruppo misto avevano dichiarato il loro sostegno alla legge) o dal gruppo Per le autonomie che conta 20 senatori dalla provenienza più disparata e che nei mesi scorsi hanno votato sia contro che a favore del governo. Nel caso del ddl di riforma costituzionale avevano sostenuto la maggioranza di governo anche 2 senatori di Forza Italia e 2 di Grandi Autonomie e Libertà. Ma potrebbero arrivare i voti favorevoli anche dei cosiddetti “verdiniani” che nel gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie contano su 19 senatori e che in passato hanno quasi sempre votato con il governo: se votassero la fiducia, sarebbe la prima volta.

Sel con i suoi 6 senatori ha fatto sapere invece che non voterà una fiducia «gravissima e sbagliata». Non voteranno la fiducia nemmeno Forza Italia, 40 senatori, Conservatori e Riformisti, 9 senatori, Lega Nord, 15 senatori. Resta da vedere che decisione prenderanno i senatori del Movimento Cinque Stelle. Nunzia Catalfo, capogruppo del Movimento al Senato, ha dichiarato che «la fiducia non si può votare». La loro strategia per il dibattito parlamentare potrebbe prevedere anche l’abbandono dell’aula.