La crisi colpisce anche la manutenzione stradale

La crisi fa un’altra vittima. Il problema, decisamente più subdolo, comincia a non essere sconosciuto agli automobilisti. La manutenzione stradale, fondamentale per proteggere la salute di chi si trova alla guida, si trova in pessimo stato in buona parte di Italia. È vero, anche prima la situazione non era delle più rosee soprattutto al Sud, ma oggi è tutto peggiorato. I dati Siteb del resto parlano chiaro: i consumi di asfalto si sono dimezzati in meno di un decennio, per la precisione negli ultimi otto anni, colpendo pesantemente le oltre 4000mila aziende di settore.

strade

La recessione non risparmia nessuno e gli automobilisti sono costretti ad accorgersi dei lavori stradali fermi, dei cantieri bloccati e della necessità di essere ancora più prudenti quando si sale a bordo. Gli ultimi tre anni, poi, sono stati davvero più duri e le prospettive per il futuro, al momento, non sembrano essere troppo positive. L’Associazione Italiana Bitume e Asfalto Stradale, Siteb, ha evidenziato cifre preoccupati: da 44 milioni di tonnellate utilizzate nel 2006, nel 2014 si arriverà al massimo a 22,5. I lavoratori sono 500mila, gli addetti diretti 35mila e gli impianti di lavorazione del bitume circa 400, senza contare le strade da risistemare. Gli interventi, insomma, sarebbero innumerevoli, ma la mancanza di denaro da investire blocca di fatto tutto.

L’unica nota meno dolente è che quest’anno sembrava ci fosse un impulso interessante per la ripresa dei lavori, con i primi quattro mesi in cui gli operatori del settore manutenzione e costruzione strade avevano registrato un incremento nel consumo bitume pari all’8 per cento. L’inverno precedente, troppo piovoso, aveva causato danni per i quali era impossibile chiudere un occhio. Con l’arrivo dell’estate e di questo autunno mite, però, siamo di nuovo in una situazione di stallo. Si spera, a questo punto, nel 2015.

Sull’argomento è intervenuto Michele Turrini, presidente Siteb, il quale ha confermato:

Ci attendevamo decisamente di più dai primi passi del nuovo governo. La ripresa del nostro Paese non può prescindere da un piano straordinario di investimenti sulle infrastrutture, in primis bloccando il depauperamento della nostra rete stradale attraverso il rilancio delle attività di manutenzione, troppo spesso rinviate a tempi migliori. Dopo la politica di annunci è tempo di dare maggiore concretezza alle indicazioni espresse sbloccando realmente il Paese, anche mediante una svolta nel sistema creditizio, la cui stretta continua a frenare gli investimenti e avviando a definitiva soluzione il problema dei ritardati pagamenti che ancora affligge le nostre aziende e non solo.

 

Occorre pugno fermo e nuove soluzioni. Del resto, lo stesso Turrini, afferma che l’impegno assunto dall’esecutivo con lo Sblocca Italia è “troppo timido” e “le limitate risorse liberate costituiscono una misura non adeguata alla situazione di profonda crisi attraversata dal nostro Paese. Servono risposte di più ampio respiro”.