Cl Rimini, Marchionne: “Fiat Melfi, la dignità non è patrimonio di tre persone”

La Fiat di Melfi rischia di diventare – in senso lato la struttura, in senso stretto la vicenda dei tre operai prima licenziati e poi reintegrati – emblema di un nuovo modo di intendere più di una contrapposizione: il rapporto tra dipendente e datore di lavoro, quello tra diritti e doveri, dati di fatto e Stato di diritto. Se da un lato l’autorità giudiziaria ha ribaltato la decisione del Lingotto di licenziare il terzetto per aver addirittura sfiorato l’accusa di “sabotaggio” nei confronti dell’azienda, dall’altro arriva il pronto intervento di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, nel corso del Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione che si articola in una serie di riflessioni interessanti.

Dal generale al particolare, a partire dalla necessità di percepire il mondo del lavoro in maniera differente: “Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti. Quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni è la contrapposizione tra due modelli: uno che si ostina a proteggere il passato, l’altro che guarda avanti. Non siamo più negli anni ’60 e occorre abbandonare il modello di pensiero che vede una lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai“.

Da qui, lo spunto per riprendere la vicenda che ha tenuto banco in questi giorni, quando anche il Presidente della Repubblica – Giorgio Napolitano – è intervenuto per richiamare la Fiat (che ha reinterpretato la sentenza del giudice) al rispetto dello Stato di diritto. Marchionne: “E’ inammissibile tollerare e difendere alcuni comportamenti, che vedono la mancanza di rispetto delle regole e di illeciti arrivati in qualche caso al sabotaggio. Mi rendo conto che certe decisioni come quella che abbiamo preso a Melfi non sono popolari, ma su una cosa voglio essere chiaro: la Fiat ha rispettato la legge e ha dato pieno seguito alle decisioni della magistratura, abbiamo dato accesso ai lavoratori nell’azienda e pieno esercizio dei diritti sindacali. Adesso siamo in attesa del secondo grado di giudizio, ci auguriamo che siano meno influenzate dall’enfasi mediatica. La dignità e i diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone: sono valori che vanno difesi e riconosciuti e tutti, la responsabilità è anche quella di tutelare la dignità della nostra impresa e il diritto al lavoro di tutti i dipendenti“. La replica di uno dei chiamati in causa non si è fatta attendere: Giovanni Barozzino, a SkyTg24:Anch’io come lui sono stato in Canada, però a lavorare, quando dopo il terremoto della Basilicata eravamo in grave difficoltà: credo che sia l’unica cosa che io e Marchionne abbiamo in comune. La lotta di classe è superata? L’unica lotta di classe in Italia la sta facendo lui. Visto che gira tutti gli stabilimenti Fiat degli Stati Uniti, perché non viene anche qui, e, se non ha paura della verità, accetta anche il confronto con noi e con i nostri legali? Questo stabilimento ha festeggiato da poco i cinque milioni di vetture prodotte: io credo che il merito sia soprattutto degli operai“.

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