Che fine ha fatto Di Pietro?

Un tempo non lontano era apprezzato e ricercato dal centro sinistra, da parte dei movienti extra parlamentari e, perfino, da una discreta area dei grillini. Oggi Antonio Di Pietro sembra quasi sparito, schiacciato da (presunti o meno) scandali nella gestione del proprio partito, dalla concorrenza dei nuovi arancioni di De Magistris, dall’accelerazione di Grillo e da un centro sinistra che ha scelto di stracciare la foto di Vasto, rinunciando al terzo non rappresentato da Vendola.

Considerato che i sondaggi lo danno oramai con una quota inferiore al 2 per cento, ne deriva che il 2012, per Di Pietro, è stato veramente un anno da dimenticare, per lo meno nella sua parte finale. Il rischio concreto, per le imminenti elezioni del 2013, è che se l‘Italia dei Valori non riesce a invertire rapidamente la tendenza, o ad essere accompagnata da qualche grande coalizione, ci si debba accontentare di una percentuale tale da non poter avere una rappresentanza con gruppo parlamentare (vedi anche Berlusconi sponsorizza Renzi).

Già oggi la deriva dipietrista è piuttosto nota nei rami delle Camere appena sciolte. All’esordio di legislatura Di Pietro poteva contare su una trentina di deputati. Alla vigilia dello scioglimento delle Camere i deputati si sono ridotti a poco più della metà, con una emorragia senza grandi precedenti.

Ad ogni modo, non tutto sembra essere perduto. Di Pietro può contare ancora oggi su un discreto numero di voti . In secondo luogo, non è escluso che Di Pietro possa rilanciare la propria immagine andando a sostenere pubblicamente qualche nuovo candidato in grado di sostituirlo nei cuori delle anime più giustizialiste (Ingroia?). In terzo luogo, Di Pietro può rilanciare il suo stesso partito, facendolo maturare senza personalismi: la decisione di cancellare il proprio nome dal simbolo sembra essere un primo passo per evitare di finire fuori dal Parlamento, e faticare a conquistare un minimo di popolarità mediatica. Chiedere ai Verdi o a Rifondazione comunista, lontani da 5 anni dalle Camere e dalla ribalta (vedi anche il nostro approfondimento Espulsioni Movimento Cinque Stelle).

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