Renzi per una nuova politica europea come meno austerity e più crescita

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Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha recentemente fatto notizia sulla stampa europea e internazionale per la sua posizione anti austerità basata sull’idea che se l’Europa non cambia non ci sarà nessuna crescita. Renzi ha utilizzato queste parole in un discorso al parlamento europeo esprimendo che non ci può essere stabilità se non c’è crescita. In questo modo è diventato una sorta di eroe agli occhi di coloro che cercano un leader politico disposto a sfidare il regime di austerità e a resistere al rigore fiscale seguito soprattutto dall’establishment politico e monetario tedesco.

Sulla legge elettorale M5S e governo distanti con qualche spiraglio

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C’è stato l’atteso incontro tra il Movimento 5 Stelle e il governo nei giorni scorsi sulle proposte per la legge elettorale. Un incontro che sancisce per la prima volta un cambio di strategia da parte di Beppe Grillo, più aperto al dialogo con le altre forze politiche considerate sempre come dei nemici che non sono meritevoli di attenzioni. Ma a cosa porterà questa serie di colloqui sulla legge elettorale? A poco o a niente stando alle posizioni di M5S e Pd.

Il Movimento 5 Stelle apre al dialogo e cambia strategia

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La novità politica degli ultimi giorni è l’apertura del Movimento 5 Stelle al dialogo con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Grillo e Casaleggio sul blog hanno affermato che la situazione è cambiata, che hanno una proposta sulla legge elettorale e che Renzi è ora un interlocutore più credibile perché ha ottenuto il consenso elettorale alle ultime elezioni politiche. Da parte sua il Presidente del Consiglio gongolo, dicendo che mentre qualche settimana fa lo evitano come se avesse la “peste” ora tutti lo cercano.

La difficile riforma del Senato

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Senato da trasformare in rappresentanza degli enti locali come comuni e regioni; Senato da abolire; Senato da mantenere così com’è. Quale riforma? I primi affermano che si velocizzerebbe la realizzazione delle leggi senza un inutile doppio passaggio e si risparmierebbe. I secondi dicono che non si risparmierebbe sui costi e quindi è meglio abolirlo del tutto; i terzi dicono che non solo non si risparmierebbe, ma verrebbe anche meno un organo di controllo strategico per la democrazia.

Per Renzi critiche dal partito

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Importante giornata per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha incontrato il Presidente degli Stati Uniti barack Obama. Dopo Hollande e la Merkel, Renzi ottiene l’appoggio al suo governo anche dal presidente Usa che ha affermato di fidarsi dell’ex sindaco di Firenze.

Il nome sul simbolo alle elezioni europee tra Renzi e Berlusconi

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La questione del nome del leader sul simbolo del partito alle prossime elezioni europee riguarda i due principali partiti italiani e ha risvolti bizzarri. Forza Italia vorrevve mettere il nome di Silvio Berlusconi sul simbolo, ma non può, il Partido democratico potrebbe mettere il nome di Matteo Renzi sul simbolo, ma non vuole. La situazione nei due partiti è molto diversa e questo giustifica una scelta che potrebbe avere senso in termini di voti conquistati.

Da Italicum a Bastardellum per Sartori

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Sul nome della nuova legge elettorale ci si sta sbizzarrendo. Prima Beppe Grillo ha parlato di “Pregiudicatellum”, a suo modo. Ora Giovanni Sartori, uno dei politologi italiani più importanti, ha parlato di “Bastardellum”.

Sulle polemiche tra Renzi e Letta interviene Alfano

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Il ruolo di Matteo Renzi da segretario del Pd sembra incalzare e a volte mettere in secondo piano la figura del Presidente del Consiglio Enrico Letta. Il rischio di crisi di governo sembra lontano, anche perché la legge elettorale arriverà in Parlamento e sarà discussa. La sua approvazione sembra fondamentale prima di pensare a nuove elezioni.

Questo il motivo dell’asse Pd-Forza Italia sulla legge elettorale

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La discussione sulla legge elettorale continua e il segretario del Pd Matteo Renzi è sempre protagonista. La legge si deve fare, è stata calendarizzata e ora è necessario un accordo. Renzi aveva affermato che avrebbe parlato con tutti perché la legge elettorale si sarebbe fatta con ci stava. Ed è stato di parola. Ora sembra che l’asse privilegiato sia con Forza Italia.

Il 2014 del governo nell’incrocio tra Renzi e Letta

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Uno dei fatti politici più importanti di questo 2013 che si è appena chiuso è sicuramente l’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd. Dopo le primarie dell’8 dicembre, il peso di Renzi sul governo, in termini di influenza e di interesse, è cresciuto. Il Pd è il partito di maggioranza e sembra che Renzi voglia sottolineare questo aspetto. Certo, puntare su un rimpasto di governo o minacciare la crisi non sembrano scelte opportune o armi che il nuovo segretario del Pd vuole sciorinare. In entrambi i casi, gli effetti deleteri sarebbero maggiori dei profitti. Anche andare a nuove elezioni non sembra una possibilità presa in considerazione dall’entourage del sindaco di Firenze, prima c’è da fare la legge elettorale e magari fare crescere il consenso sul leader che è già consistente.

Per questo 2014 Renzi deve evitare lo stallo o l’appiattimento su un governo immobile. Deve mantenere la sua immagine di innovatore e riformista e quindi probabilmente giocherà al rialzo con Letta, chiedendo ancora con più foga quello che ha chiesto a fine 2013: riforme e accelerazione. Il Presidente del Consiglio, da parte sua, punta sul “contratto di governo” da fare nei prossimi giorni e sul semestre di presidenza europea. Il 2014 si apre quindi con un Letta che deve stare attento al logoramento eventuale del suo governo e con un Renzi che si propone una ascesa più costante e leggermente più facile dalla sua posizione.

Per chi pensa che Letta e Renzi possano andare d’accordo, ci sono le dichiarazioni di quest’ultimo che ci tiene a differenziarsi da Letta e Alfano. Espressioni che lasciano immaginare eventuali ultimatum al governo, mentre la strana coppia Letta e Alfano rivendicano il ruolo di avere messo all’angolo Berlusconi. Il rapporto tra i due esponenti del Pd, tra governo e segreteria, si potrà basare sulla performance del governo. Legge elettorale, economia, lavoro, tasse e riforme possono portare i due a percorrere una strada politicamente produttiva per le loro mire.

Incontro tra Pd e Fi su Mattarellum con premio

Foto: AP/LaPresse
Foto: AP/LaPresse
Chi è il rappresentante del centrodestra? Berlusconi o Alfano? Sembra esserselo chiesto il nuovo segretario del Pd Matteo Renzi. E poi sembra avere deciso inviando un suo rappresentante a parlare con Berlusconi. Il tema? La legge elettorale.
Per Renzi non c’è tempo da perdere. Il centrodestra sembra che si sia organizzato, che sia più avanti rispetto a un sistema proporzionale con diversi partiti. Il Mattarellum non andrebbe bene al Pd, ma c’è la necessità di cambiare il sistema attuale dopo la decisione della Consulta.
Mattarellum quindi? Forse, perché i contatti sono appena iniziati. Ieri, l’incontro tra i rappresentanti di Pd e Fi e Renzi che ha affermato: “Io voglio stanare il Cavaliere, scoprire, anzi, far scoprire, cosa vuole veramente. Non mi voglio trovare ad aprire con lui una trattativa sulla legge elettorale per poi trovarmi in mezzo al guado. Facciamolo uscire allo scoperto”.
L’incontro del rappresentante di Renzi Dario Nardella è stato con Renato Brunetta capogruppo di Forza Italia. Da quello che emerge, Nardella avrebbe chiesto a Brunetta del Mattarellum e della possibilità di renderlo maggioritario. In questo caso, il 25% del proporzionale si trasformerebbe in premio. Questa soluzione metterebbe in disparte il Nuovo Centrodestra di Alfano.
Renzi ha affermato che: “Se il Parlamento non riesce a fare la legge elettorale e il governo non riesce a fare le riforme, è legittimo chiedersi perché andare avanti”. Renzi comuqnue non si espone più di tanto per non creare problemi al governo e per non entrare in polemica con il Quirinale. Nei discorsi sulla legge elettorale non c’è il rapporto con Alfano e su questo Rendi ha detto: “Quelli pensavano che non avrei mai trattato con Berlusconi per paura di sentirmi dire le solite offese, ma mi conoscono male, io la riforma la voglio fare sul serio, e la farei anche con il diavolo”.
Renzi aspetta di capire come andrà questo rapporto con Fi e continua a seguire la linea che la riforma elettorale si fa con ci sta. Le lezioni si avvicinano e Renzi si muove immaginando una soluzione più adeguata per il suo partito.

Il piano del Pd per il mercato del lavoro

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Il nuovo segretario del Pd Matteo Renzi è pronto a lanciare il suo “Job act”, il piano per il lavoro. Un piano che dovrebbe cambiare le regole del mercato del lavoro e al quale stanno lavorando i collaboratori del segretario del Pd. Questi sono Yoram Gutgeld, che si occupa di economia, Marianna Madia, responsabile Lavoro, Filippo Taddei, responsabile Welfare e Davide Faraone con la supervisione di Elena Boschi.
Alla base della riforma del mercato del lavoro ci sono il precariato, la burocrazia da semplificare e le norme sugli ammortizzatori sociali. Da domani è prevista la discussione in segreteria del Pd e Davide Faraone ha affermato che l’ispirazione nasce dal modello utilizzato nei Paesi scandinavi, basato su lavoro e Stato sociale con una sorta di flessibilità sicura.
Renzi ha parlato di un piano per il lavoro a 360 gradi lontano dai vecchi slogan. Una critica ai vecchi schemi dei sindacati? Renzi non ha accolto la richiesta su Twitter del portavoce della Camusso che si chiedeva se il piano per la riforma del mercato del lavoro partisse da quello della Cgil. Il segretario del Pd ha affermato in maniera eloquente e specifica: “La Cgil fa un altro mestiere. Ci confrontiamo con tutti ma noi siamo il Pd, non un sindacato. Partiamo dalle nostre idee”.
Il piano del Pd, da quello che emerge, prevede un contratto a tempo indeterminato per i neoassunti, ma senza l’articolo 18, quello del licenziamento per giusta causa. C’è invece l’indennizzo in caso di licenziamento senza giusta causa, ma non il reintegro.
La Cgil potrebbe minacciare lo sciopero, anche considerando che l’Articolo 18 rimane attivo per i contratti in essere.
La proposta somiglia a quella di Ichino e Gutgeld dice “Potrà esserci anche una dinamica negoziale positiva con i datori di lavoro: per esempio, io potrei accettare un contratto con meno protezione, in cambio di una retribuzione più alta”.