Il referendum Trivelle del 17 aprile, qual è il quesito?

Il quesito del referendum, le ragioni del Sì e le ragioni del No. Il popolo italiano ha un’occasione unica di esprimersi a favore o contro le trivellazioni del mare Adriatico. Si tratta di una questione politica e non tanto di una questione economica o di approvvigionamento energetico. 

Nucleare, Berlusconi rivela: “Stop per evitare referendum”

Foto: Ap/LaPresse

“Siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo”, ma “Fare il referendum adesso avrebbe significato eliminare per sempre la scelta del nucleare“. Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa seguita al vertice italo-francese, ha spiegato al presidente francese Nicolas Sarkozy la decisione del governo di fare una “moratoria” sull’energia nucleare. E ha aggiunto: “L’accadimento giapponese ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini. Se fossimo andati oggi al referendum, non avremmo avuto il nucleare in Italia per tanti anni”. Se ne potrà riparlare, quindi, “tra due anni”, con “un’opinione pubblica conscia della necessità nucleare”. Vengono pertanto confermati anche i contratti sul nucleare tra Enel ed Edf, in particolare ” Quelli relativi alla formazione”.
Il presidente Sarkozy ha accolto positivamente tali dichiarazioni, affermando da parte sua che “Se gli italiani decideranno di tornare al nucleare, la Francia sarà un partner accogliente e amico”, e aggiungendo: ” Siamo pronti a lavorare con voi”.

La Prestigiacomo lascia il PDL ma rimarrà ministro

Foto: Ap/LaPresse

Il ministro dell’ Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato oggi, in lacrime, la sua intenzione di lasciare il suo partito, il PDL, per andare nel gruppo misto, anche se ha fatto sapere che rimarrà al governo “finchè Berlusconi lo riterrà”. Il ministro oggi chiedeva che fosse rinviata in Commissione, per un approfondimento su una norma, la legge, poi approvata alla Camera, contenente interventi per agevolare la libera imprenditorialità e il sostegno del reddito. La Prestigiacomo aveva spiegato ai deputati che stava lavorando a una soluzione da inserire nel decreto “milleproroghe” e per fare ciò occorreva un rinvio della legge. Ma il rinvio viene bocciato per tre voti, con la maggioranza che vota contro il governo, mentre dai banchi del PDl qualcuno gridava “dimissioni, dimissioni”. La Prestigiacomo accusa poi il capogruppo del PDL Cicchitto di non averla ascoltata, esponendo il governo a un voto rischioso., e  ha dichiarato:”Di sicuro Fabrizio Cicchitto non può più essere il mio capogruppo”.

Cicchitto ha poi ribattuto: “Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro”. “Su questo provvedimento” ha aggiunto “si è registrato un largo schieramento favorevole che è andato al di là della maggioranza”.

Berlusconi e Bossi contestati nel Veneto alluvionato – FOTO

Foto: AP/LaPresse

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è arrivato questa mattina a Monteforte d’ Alpone(Verona), da dove ha iniziato, assieme al ministro Bossi, un sopralluogo nella zona maggiormente colpita dalle recenti ondate di maltempo. Berlusconi ha promesso un aiuto sostanzioso e immediato”, che verrà subito inserito nella Finanziaria, e, sulla proposta, avanzata dal governatore del Veneto, Zaia, di trattenere l’ acconto Irpef sul territorio per avere fondi subito, ha affermato che “Non ce ne sarà bisogno”.
Il presidente della Repubblica, Napolitano, intanto, ammonisce: “C’ è il mancato rispetto delle regole alla radice di molti disastri ambientali,” e “ci vogliono le leggi che dicano cosa fare e cosa no”.

La visita di Berlusconi è iniziata proprio da uno dei comuni più colpiti, Monteforte d’ Alpone, dove sono stati stimati danni per 35 milioni, e si è conclusa a Padova. L’ incontro era atteso da diversi giorni dai sindaci e dagli amministratori locali, che spesso si erano lamentati di essere stati lasciati soli. E il premier, in proposito, ha detto:”Non sono venuto prima per non disturbare i soccoritori, ma abbiamo già avviato la pratica con l’ Europa”, e ha aggiunto:” domani a Roma la Protezione Civile si incontrerà con il ministro Tremonti e con il governatore del Veneto, Zaia.”

Emergenza rifiuti, scontri a Terzigno: sei arresti – FOTO

Foto: AP/LaPresse

Nuovi scontri nella notte davanti alla discarica Sari di Terzigno, nel Napoletano, con roghi e cariche della polizia. Tre appartenenti alle forze dell’ordine sono rimasti feriti, cinque persone arrestate e portate al commissariato di Torre Annunziata mentre una sesta persona è stata arrestata a fine mattinata per aver lanciato un sasso contro una vettura.

Anche nella mattinata di oggi, infatti, i manifestanti hanno cercato di impedire l’accesso dei camion alla discarica: alcune donne sono state portate via con la forza, mentre un manifestante è stato soccorso da un’ambulanza per un malore.

Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, è intervenuto con un’ordinanza urgente per distribuire i rifiuti destinati a Terzigno presso altri tre siti della regione.

Marea nera: Louisiana, esplode piattaforma. Torna l’incubo Bp, la Guardia Costiera tranquillizza

La paura di poter rivivere nell’incubo della DeepWater Horizon (falla tappata lo scorso 4 agosto)è arrivata in un istante: il tempo che si diffondesse la notizia che lungo Vermilion Bay, in Louisiana, è esplosa un’altra piattaforma petrolifera. Stessa area – il Golfo del Messico – ma, in realtà, esito differente: a tranquillizzare opinione pubblica, società civile e Istituzioni ci pensa la Guardia Costiera che afferma: “Le fiamme sono spente e non ci sono perdite di petrolio“.

Ancora fresche le parole di commemorazione del Presidente Barack Obama in richiamo all’uragano Katrina che si abbattè nello Stato un lustro fa, 80 miglia a sud di Vermilion Bay, ore 9 americane, piattaforma Vermilion Oil 380, il dejavù: dopo il botto, ci si attende la conta dei morti, invece si attestano solo feriti (tredici, nulla a che vedere con gli undici morti di quasi cinque mesi fa) che gli elicotteri hanno tratto in salvo dopo la caduta in acqua. Un solo ricovero, stando alle fonti ufficiose non smentite ma neppure confermate, presso il Terrebonne General Medical Center di Houma.

Bp: “Static Kill” tappa il Macondo 106 giorni dopo l’esplosione della Deepwater Horizon

Stavolta, dopo oltre tre mesi di vani tentativi, la British Petroleum sembra essere riuscita a chiudere il pozzo sottomarino Macondo (1500 metri di profondità): dopo 106 giorni di prove disperate, sperimentazioni, alta ingegneria, i tecnici della Bp hanno raggiunto l’obiettivo con l’operazione cosiddetta “Static Kill” che è durata anche meno rispetto alle previsioni (si parlava di 60 ore di lavoro ininterrotto, a conti fatti ne sono state risparmiate – di quelle – un bel po’).

Nello specifico, è stato iniettato in profondità un miscuglio di cemento e fango capace di spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito 4mila metri sotto la superficie marina. A questo punto, la marea nera (i cui danni restano ovviamente macroscopici) pare arginata e dovrebbero proseguire le operazioni di monitoraggio.

A renderlo noto, referenti della stessa Bp: “Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile; in base ai risultati di questo controllo si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno“.

Navi dei veleni. Quando il caso è chiuso (sic!)

navi veleni governo caso chiuso

Navi dei veleni. Se ne parla in tono sommesso. E c’è una svolta, che ai più non piace. Il Governo italiano, infatti, ha respinto la petizione del Quotidiano della Calabria. Petizione che domandava chiarezza su possibili rifiuti radioattivi nella regione. Pensare che Legambiente era così soddisfatta della suddetta petizione…

Liberi dalle scorie. Questo il nome dell’istanza firmata da 28mila persone. Si chiedeva, con essa, anche la ricognizione del contenuto della stiva della nave Catania di Cetraro. Nonché di capire se ci fossero altri relitti persi nel mar Mediterraneo, e di radionuclidi artificiali a Serra d’Aiello e Aiello Calabro.

Solo che. L’esecutivo ha detto di ritenere il caso chiuso. Caso chiuso dopo il ritrovamento del relitto di cui sopra, nei pressi di Cetraro.

Foto|Melitoonline

Meno alberi per l’Africa. Più benzina per tutti

Il caro-petrolio è un argomento di cui tutta l’Europa è afflitta. Piaga dovuta soprattutto al fatto che l’estrazione di greggio avviene lontano dai paesi compratori, ma anche a causa di una speculazione politica attuata dai petrolieri.

Una serie di circostanze che stanno spingendo molte società energetiche a trovare delle alternative valide. Tra queste anche l’Eni che, il 19 maggio scorso, ha firmato con il governo del Congo un accordo per l’estrazione di petrolio da cave di sabbia e roccia.

Questo processo di estrazione, decisamente più costoso di quello convenzionale, sembra tuttavia essere il futuro dell’estrazione petrolifera. E’ quindi questa la nuova frontiera energetica.

Una tipologia di estrazione che sembra essere, a detta di Greenpeace, dannosa per l’ambiente perchè porterà ad un incremento ulteriore della deforestazione africana, ma soprattutto a sconvolgimenti territoriali non indifferenti.

Vale la pena spendere 10 centisimi in meno di benzina al litro distruggendo però il nostro amato pianeta?

I rifiuti bruciano…da soli

Nel napoletano abbiamo visto per settimane i manifestanti che per protestare contro l’una o l’altra discarica da preparare od aprire di pronta risposta iniziavano a bruciare i rifiuti della zona.
Con l’avvento di Bertolaso nella regione partenopea, la popolazione sembra aver acquistato quella fiducia necessaria ad andare avanti, fondamentale in una situazione come quella che vivono.
Eppure nonostante questo i rifiuti continuano a bruciare. La motivazione è semplice l’ondata di caldo che si sta per abbattere al Sud inizierà a flagellare quelle regioni per tutta la stagione estiva.
Ed ecco per Napoli giungere dopo la piaga rifiuti, la “nuova piaga”: il caldo! Un problema che purtroppo per i napoletani non si potrà risolvere con la costruzione di qualche discarica.

Per l’emergenza rifiuti partono le manette

La gente a Napoli inizia a comprendere gli sforzi governativi per risolvere la situazione nella regione partenopea così dopo la comprensione della popolazione ecco arrivare anche i primi arresti illustri.
Diversi gli avvisi di garanzia partiti tra questi uno con destinatario il prefetto di Napoli Alessandro Pansa.
Tra gli altri personaggi di spicco è giunta anche un’ordinanza di arresto anche per Marta De Gennaro, ex vice di Bertolaso e responsabile del settore sanitario del Dipartimento della Protezione Civile.
D’altronde per fare una perfetta pulizia del territorio prima di tutto è giusto farla tra chi vuole mangiarci sopra.

I rifiuti di Napoli non piacciono a Bruxelles

Napoli e Bruxelles sono due città favolose. La loro storia, passate e presente, le consegnerà alla storia futura prossima e ventura. Eppure nonostante le due città distino quasi 2000 km di distanza sembra che Bruxelles non apprezzi poi molto Napoli.

Ovviamente non si tratta di questioni di bellezza monumentale, perchè in quel senso Napoli è una città stupenda, quanto invece dalla maledizione che da parecchi anni sta avvolgendo la città, ovvero i rifiuti.

Proprio così parecchi anni, perchè nonostante il problema sia uscito alle cronache solo ultimamente, il problema smaltimento è un caso che la regione partenopea si porta appresso da anni, con occhi chiusi quando si sarebbe dovuto guardare attentamente e soluzioni la maggior parte delle volte sbagliate.

Italia.it: chiude i battenti il progetto da 45 milioni di euro. Buttati dove?

Italia.it: chiude i battenti il progetto da 45 milioni di euro. Buttati dove?
Si invitano i gentili visitatori ad effettuare una prova di sopravvivenza. Quatti quatti, zitti zitti, e senza dare troppo nell’occhio, posizionatevi sulla barra degli indirizzi del vostro browser, e digitate: www.italia.it. Fatto? Pregasi premere ora il tasto invio. O la freccina accanto all’indirizzo. Come vostra abitudine comanda.
Il risultato? Una valle di lacrime. Il vostro browser darà di matto, penserà che la clessidra sia la sua migliore amica, poi si arrenderà miserrimamente. Le sue ultime parole saranno: Network Access Message: The page cannot be displayed.
Il portale da molti milioni di euro, 45 per la precisione, www.italia.it, non c’è più. Finito, stop, rimosso. Chiuso.

A De Gennaro il compito di convincere l’Ue. Mission: impossible

Mission Impossible
Italia sgridata. Italia indisciplinata. Italia richiamata per la seconda volta dall’Unione Europea. La marachella? L’ormai consolidata tragedia dei rifiuti in Campania.
La Commissione Europea ha tutta l’intenzione di andare avanti con la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. La decisione arriverà per il prossimo 30 gennaio: prevederà l’invio o meno di un nuovo richiamo alle autorità italiane. A giugno, l’Italia si è già vista arrivare una poco dignitosa lettera di messa in mora .
Ora torna il pericolo del richiamo, un pericolo che vuol dire molti soldi e molte pene. Corrisponde alla messa in forse dei sostanziosi contributi che la Ue concede all’Italia per finanziare i progetti legati allo smaltimento dei rifiuti. Che fine avranno fatto quei soldi, alla luce degli eventi partenopei? L’Unione Europea, insomma, commina una salata multa quando uno dei 27 Stati viola le legislazioni comunitarie.