Aiutateci, disse il Dalai Lama


dalai lama


Più che una richiesta, è una vera e propria implorazione, a questo punto. Una Per favore, aiutate il mio popolo a risolvere la crisi del Tibet.

Per favore, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutto il mondo

Il Dalai Lama è in ginocchio. Teso, sembra disperato. E in ginocchio. Le mani giunte sopra la testa. L’appello, implorante, è rivolto a tutta la comunità internazionale. Toccante, drammatico, un culmine. Le mani giunte.


Spesso, il leader spirituale del Tibet compare con le mani giunte. E’ un leader spirituale. Spesso appare con un cipiglio particolare e caratteristico. Che è assolutamente suo, e che nell’immaginario rimane indelebile. Un sorriso, un guizzo. Oggi, a New Dehlik, c’è solo disperazione.


Tragedia, disperazione di fronte a migliaia di persone. persone della provenienza più disparata. Di vari credi.

Qui per commemorare i 60 anni dall’assassinio del Mahatma Gandhi. I leader religiosi hanno reso omaggio all’uomo della non-violenza. La grande anima (in sanscrito), pioniere e teorico della satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India all’indipendenza. E ispirò, così, l’attuale capo della chiesa buddista. Ci sono tutti: indù, musulmani, sikh e jain. E tibetani, a centinaia.


Non abbiamo altro potere se non la giustizia, la verità, la sincerità. E’ per questo che chiedo alla comunità internazionale di aiutarci. Sono qui, impotente, posso solo pregare. Il mondo può intervenire, fare qualcosa, ottenere verità e giustizia

Cos’altro potrebbe dire?


Il Dalai Lama ha accennato anche al suo futuro. Potrebbe ritirarsi.

Credo che nel giro di breve tempo rassegnerò completamemte le dimissioni dalla mia carica. Lo farò in modo volontario e sereno. Del resto, sono già mezzo pensionato. Vorrà dire che consacrerò più tempo alla preparazione della mia prossima vita


Pensare che la Cina lo considera la mente della rivolta e lo bolla come un bandito che punta a boicottare i Giochi olimpici. Le Olimpiadi che con la violenza non dovrebbero avere nulla a che fare. Mantre Pechino assicura ora che i 30 monaci che si erano rivolti alla delegezione di giornalisti denunciando i soprusi cui erano stati sottoposti dalla polizia cinese non saranno puniti. Chi può credere a questa ennesima versione del regime, così lontana da una realtà non conosciuta, totalmente, dal resto del mondo, ma immaginata. Con una ricostruzione che, purtroppo, così lontana dalla realtà non deve essere.


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