Afghanistan, l’attacco dei talebani

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L’avevano detto, e hanno mantenuto la loro parola. A due giorni dalle elezioni presidenziali in Afghanistan, gli “studenti di Dio” sferrano l’attacco. Attentati suicidi nella capitale e in tutto il paese. I bilanci di morti e feriti sono, purtroppo, in costante aggiornamento. La violenza è stata annunciata e messa in atto per impedire agli elettori di presentarsi alle urne, giovedì prossimo: i talebani hanno lanciato un appello al boicottaggio delle elezioni presidenziali del 20 agosto. Con la promessa di mettere in campo ogni tipo di azione per sancire il fallimento delle elezioni.

Non scherzano, e lo dimostrano. Hanno fatto sapere con chiarezza quello che faranno per contrastare queste elezioni. Anche tagliare le dita di chi andrà a votare. O di attentare ai seggi elettorali, come è stato: a Churi, provincia di Urzgan, un kamikaze si è fatto esplodere davanti a un seggio elettorale. E a Badakhshan, tre scrutatori e il loro autista sono morti nell’esplosione di una bomba per strada.

Sotto attacco oggi la stessa residenza del presidente Karzai. Un razzo ha colpito l’area del palazzo del presidente Hamid Karzai, una vera e propria fortezza. Non ci sono stati feriti.

A Kabul un altro attentato, che ha visto coinvolti militari della forza internazionale, ma non quelli italiani. Si è trattato ddi un attacco kamikaze a bordo di un’auto-bomba, lanciato contro un convoglio di truppe statunitensi. Morti dei soldati britannici, e sono più di trenta i feriti.

Anche per i soldati italiani in Afghanistan (“necessari”, ha ribadito il ministro degli Esteri Franco Frattini) la giornata  stata difficile: in un’operazione congiunta, forze di sicurezza afgane e militari italiani sono stati attaccati. I militari hanno reagito immediatamente, entrando nel villaggio nei pressi di Farah dove è avvenuto l’attentato, per fermare il fuoco e cercare gli attentatori. Il bilancio è positivo: non ci sono stati feriti tra i soldati.

Immagine|Lonely Planet

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