Affonda barcone a largo della Tunisia, 150 annegati

Foto: AP/LaPresse

L’Agenzia Onu per i rifugiati ha precisato oggi che i 150 corpi che in un primo momento sarebbero stati “recuperati” sulla costa tunisina, dopo il naufragio di un barcone diretto a Lampedusa andato in avaria mercoledì, sarebbero da considerarsi “annegati“. La Croce rossa tunisina, infatti, aveva inizialmente parlato di 150 corpi recuperati in mare, e il suo coordinatore Moez Barkallah aveva spiegato che 123 corpi erano stati recuperati e portati all’obitorio di Sfax. In seguito, Barkallah ha precisato che non si trattava di informazioni ufficiali e che lui non aveva visto di persona i cadaveri nell’obitorio. Alla fine, ieri sera, una nota dell’Unhcr ha chiarito che i clandestini sono annegati, ma i corpi non sono stati recuperati. Oltre ai circa 150 annegati, vi sarebbero anche più di 200 dispersi, mentre la guardia costiera tunisina ha recuperato circa 570 persone, fra le quali vi sarebbero “100 donne e bambini”.

Il peschereccio, con a bordo circa 800 persone, sarebbe entrato in avaria a circa quaranta chilometri dall’isola tunisina di Kerkennuah, ma il maltempo avrebbe rallentato le operazioni di soccorso. Secondo la ricostruzione dell’agenzia di stampa Tap, il barcone si sarebbe capovolto quando, dopo il guasto, molti passeggeri in preda al panico cercavano di mettersi in salvo raggiungendo i gommoni della guardia costiera. Secondo una fonte della guardia costiera tunisina, per i dispersi ci sarebbero “poche speranze“, anche per via delle cattive condizioni metereologiche. I migranti tratti in salvo, invece, sarebbero per lo più di in buone condizioni  e sono stati trasferiti in una caserma, mentre alcuni sono stati ricoverati in ospedale, dove tre di loro sono morti. Quanto alla nazionalità dei passeggeri, sarebbero per lo più dell’Africa subsahariana, ma anche asiatici, tutti, comunque, in fuga dalla guerra civile libica.
Il presidente del Consiglio Berlusconi avrebbe ribadito ieri al presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, in un colloquio avuto al termine della parata del 2 giugno, la richiesta che gli stati europei facciano di più per gli immigrati che arrivano sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Il premier avrebbe anche chiesto un maggiore impegno dell’agenzia europea Frontex per la gestione dell’emergenza immigrazione. Monsignor Giancarlo Perego, della Fondazione Migrantes-Cei, ha chiesto invece che “si predispongano finalmente corridoi umanitari”, affinchè “l’Unione Europea sappia diventare il Paese e lo strumento di una solidarietà effettiva”.

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